Il docufilm “La Tv nel Pozzo” in onda stasera su Rai3 alle 21.20, diretto da Andrea Porporati e con la voce narrante di Fabrizio Gifuni, rivive la tragica morte di Alfredino Rampi, il bambino di 6 anni caduto in un pozzo artesiano a Vermicino nel 1981, un evento che tenne incollati alla televisione 21 milioni di italiani.
Mediazione Mediatica dell’Incidente di Alfredino Rampi
Il documentario esplora l’incidente di Vermicino e il duraturo impatto che ha avuto sui media italiani, mescolando le infinite forme di rappresentazione generate dalla storia, dalle trasmissioni televisive alle opere letterarie, musicali e persino artistiche come murales dipinti sui palazzi di Roma. La focalizzazione non è sulla storia del bambino, ma sui media che l’hanno raccontata, trasformando telecamere e rotative in strumenti magici che hanno coinvolto milioni di spettatori.
Memorie e Narrazioni dei Testimoni di “La Tv nel Pozzo”
Le immagini di repertorio e i ricordi di coloro che hanno vissuto quei giorni ci catapultano nell’estate del ’81: giornalisti, soccorritori, psicologi e testimoni che hanno condiviso il trauma collettivo che ha scosso il Paese. Artisti come il cantautore Francesco Bianconi, il romanziere Giuseppe Genna, il regista Marco Pontecorvo e molti altri hanno elaborato l’evento attraverso opere artistiche, libri e canzoni, mantenendo viva la memoria di Alfredino Rampi. Persone coinvolte nella diretta televisiva Rai come Piero Badaloni, Pierluigi Camilli, Andrea Melodia, insieme a figure della carta stampata come Fabrizio Paladini e Massimo Lugli, o ancora psicologi come Daniele Biondo e Rita Di Iorio, oggi presidenti onorari della Onlus Alfredo Rampi, offrono spunti preziosi nella comprensione dell’impatto mediatico di quell’evento.